Dietro le quinte dei collegi (toscani)
Sottotitolo: “Analisi più o meno attendibile (non sarebbe possibile altrimenti)”
Nella mia veste online parlo troppo poco (o comunque troppo, è soggettivo) di politica rispetto alle altre passioni che amo condividere (la vis polemica, in primis, lo so!).
Ora però fa caldo, i commenti sarcastici vanno per la maggiore e — con l’arrivo — delle ennesime elezioni anticipate (seppur di poco) il feed di molti di noi è pieno di… politica.
Le opinioni sono sempre più polarizzate, online penso non ci sia più nessuno da convincere offrendogli un’offerta politica diversa da quella da cui parte il ricevente. Rimane la politica, con un “dietro le quinte” che spesso bussa all’attenzione delle prime pagine. Almeno per gli appassionati.
Prendiamo, ad esempio, l’attuale legge elettorale con cui verranno eletti i prossimi deputati e senatori. Tutti hanno capito una cosa: rispetto al passato, saranno pochi. Il taglio dei parlamentari, vox populi, è realtà.
Per chi si interessa di cose tecniche, questo taglio ha provocato anche una nuova geografia dei collegi. Qui si entra in una vera nicchia per rari ma irriducibili appassionati.
In effetti, per comprenderne la complessità, bisogna coltivare due interessi sempre meno diffusi: quello per le mappe e quello per le elezioni. Insomma, capisco se i più stiano già sbadigliando. E dire che i media ci provano in tutti i modi a risvegliare l’attenzione su questo tema.
Questa mappa dovrebbe farlo. Almeno in teoria. Ho già scritto, più per diletto che seriamente, della “Toscana rossa” che non c’è più.
Una buona base da cui partire. In queste ore avrete letto, in tal senso, tante candidature e tanti commenti politici in arrivo letteralmente da ogni dove. In particolar modo, in Toscana, visto che sono più sedimentali storicamente e geograficamente, quelli del Partito Democratico.
Il PD toscano, come altri partiti, sul territorio ha una serie di “coordinamenti territoriali” (le ex federazioni) che rappresentano (semplifico moltissimo eh!) le aree di interesse su cui operano. Aree che non sempre corrispondono ai confini esatti di un ente territoriale, per intendersi all’interno della Città metropolitana di Firenze o della Provincia di Livorno possono esserci più federazioni (vedi sotto).
I coordinamenti territoriali
L’Unione regionale del Partito Democratico della Toscana è composta dai seguenti coordinamenti territoriali:
• Arezzo, al quale afferiscono i comuni della provincia di Arezzo;
• Empolese-Valdelsa, al quale afferiscono i comuni del Circondario dell’Empolese-Valdelsa;
• Firenze Metropolitano, al quale afferiscono i comuni della (fu) provincia di Firenze che non fanno parte del Circondario Empolese- Valdelsa;
• Grosseto al quale afferiscono i comuni della provincia di Grosseto;
• Livorno, al quale afferiscono i comuni della provincia di Livorno che non fanno parte del coordinamento territoriale Val di Cornia-Elba;
• Lucca al quale afferiscono i comuni della provincia di Lucca che non fanno parte del coordinamento territoriale della Versilia;
• Massa Carrara, al quale afferiscono i comuni della provincia di Massa Carrara;
• Pisa al quale afferiscono i comuni della provincia di Pisa;
• Pistoia al quale afferiscono i comuni della provincia di Pistoia;
• Prato al quale afferiscono i comuni della provincia di Prato;
• Siena al quale afferiscono i comuni della provincia di Siena;
• Val di Cornia-Elba al quale afferiscono i comuni di Piombino, Campiglia Marittima, Campo nell’Elba, Capoliveri, Marciana, Marciana Marina, Porto Azzurro, Portoferraio, Rio Marina, Rio nell’Elba, San Vincenzo, Sassetta, Suvereto;
• Versilia al quale afferiscono i comuni di Viareggio, Camaiore, Forte dei Marmi, Massarosa, Pietrasanta, Seravezza, Stazzema.
(Fonte Statuto PD Toscana che — all’art. 9 — spiega anche l’unicità dell’Unione cittadina di Firenze ndr)
Solitamente non è un problema una simile parcellizzazione, anzi, in teoria è un modo per seguire in maniera più puntuale comuni governati (spesso a lungo) negli ultimi decenni. Ora non è più così, anche in Toscana si è diffusa l’alternanza (ref. “Addio alla provincia rossa. Origini, apogeo e declino di una cultura politica” di Mario Caciagli) e soprattutto è arrivato come una mannaia il taglio dei parlamentari e il (ri)disegno dei nuovi collegi elettorali.
Per dirla in poche parole, se già prima in alcune situazioni locali c’erano da bilanciare gli interessi (tanto legittimi quanto contrastanti) di due o più rappresentanze territoriali figurarsi adesso!
Guardiamo la nuova geografia dei collegi toscani.
Camera
Senato
Non solo. Un prezioso documento (grazie Carlo Cortesi!) ci permette di trovare facilmente la localizzazione di ogni comune toscano all’interno dei collegi di Senato e Camera (vedi anche Youtrend).
Senza spingersi a ipotesi (più o meno realistiche) di gerrymandering, si possono notare diverse curiosità. Però andiamo avanti un passo per volta.
Quanti parlamentari si eleggeranno in Toscana?
Allora, come indicato già nelle scorse settimane dall’amico Carlo, occorre andare a leggersi i DPR del 21 luglio 2022 dove sono stati stabiliti gli eletti per regione e quindi per collegio plurinominale.
CAMERA
9 saranno gli eletti nei nove collegi uninominali
5 saranno gli eletti per ognuno dei 3 collegi plurinominali
Il totale dei Deputati eletti sarà di 24.
SENATO
4 saranno gli eletti nei 4 collegi uninominali
8 gli eletti nell’unico collegio plurinominale regionale
Il totale dei Senatori eletti sarà di 12.
Torniamo alla curiosità da cui siamo partiti: come mai ci sono così tante dichiarazioni e ogni territorio dice la sua?
[Per semplicità continuo a parlare del PD, in Toscana non può essere altrimenti]
Fondamentalmente la risposta è “perché ci saranno pochi posti per le tante ambizioni locali e personali”. Sì, lo so. Risposta troppo semplice e con uno stile più populistico che politico. Ma la realtà, qualche rara volta, è davvero semplice.
Continuando a semplificare, per la propria natura politica, l’ambizione di ogni circolo territoriale è di eleggere almeno un rappresentante. Spesso anche a prescindere dal nome, anche se può sembrare incredibile per chi vede la politica con lenti distorte.
Questa ambizione, di eleggere almeno un proprio rappresentante, con il taglio dei parlamenti e l’allargamento dei collegi diventa sempre più difficile da ottenere. Al di là dei (numerosi) casi particolari (quelli a cui accennavo sopra per cui, ad esempio, il Mugello si trova con Prato e Pistoia nell’uninominale alla Camera e con Firenze al Senato, Camaiore tra Massa e Livorno e la “senese” Chiusi rimpallata tra le due combinazioni Grosseto+Siena e Arezzo+Siena+Grosseto, etc.), si evidenzia un problema di equilibri geopolitici.
Prendiamo la Camera dei Deputati: già il fatto che alcuni collegi uninominali siano a cavallo tra due o più province fa nascere naturali “conflitti” tra i territori, figurarsi nei tre plurinominali dove convergono anche 5 (cinque!) diversi coordinamenti territoriali. Dando per scontato un buon risultato (almeno a livello percentuale) del PD, è altamente probabile che, praticamente in ogni collegio, almeno un territorio (se non due o tre!) rimanga con il “cerino in mano”. Ovvero senza eleggere nessuno.
Insomma, al di là delle proprie opinioni sul “Rosatellum” e/o pensare che il taglio dei parlamentari sia stato sacrosanto, certo è che molti comuni — se non intere province — rimarranno senza parlamentari di riferimento. Il tutto a prescindere dal partito di appartenenza visto che abbiamo ‘giocato’ con il “caso ottimale” (il PD in Toscana).
Ovvio, la controdeduzione che faranno molti è anche la mia: esiste davvero la necessità di un riferimento territoriale per la rappresentanza parlamentare?
Questa però è un’altra domanda con tante possibili risposte. Tra cui, quella tabù, sui parlamentari ‘apolidi’ che arrivano -come deus ex machina- nei cosiddetti collegi sicuri. In questi casi obtorto collo non ci sono leggi elettorali o territori che tengano.