La persona e i giudizi
Spesso si ritiene che la formazione universitaria possa essere un surplus che non serve nel lavoro. Magari è vero, probabilmente no.
Ognuno ha le proprie capacità per attingere alle proprie conoscenze. Un lungo preambolo per dire che trovo ancora contemporaneo un testo alla fine degli anni Cinquanta.
“Trattato dell’argomentazione. La nuova retorica” è stato scritto da Chaim Perelman e Lucie Olbrechts-Tyteca nel 1958 e ha analisi sempre valide.
Anche sui “nuovi media”, spesso nuovi più per cronistoria che per tecniche argomentative. Voglio condividere questo passaggio.
“Spesso l’idea che ci si fa della persona, invece di costituire un termine, è piuttosto il punto di partenza dell’argomentazione e serve sia a prevedere certi atti ignoti, sia a interpretare in un dato modo gli atti noti, sia a trasferire sugli altri il giudizio espresso su chi li compie”.
Il La Bruyèere ci traccia una caricatura su quest’ultimo procedimento: “…certe donne che giuravano solo su lei e sulle sue parole e dicevano — Questa è deliziosa! — e, subito, dopo: -Che cosa ha detto?”.
Il passato è il presente (“è” non è un refuso).